In un recente discorso tenuto all’Università della California, Berkeley, pubblicato mercoledì, il governatore della Banca di Finlandia, Olli Rehn, ha suggerito la creazione di un euro digitale che verrebbe emesso da una banca centralizzata come forma di valuta digitale. La CBDC collaborerebbe con le soluzioni fintech private esistenti per migliorare la capacità dell’Europa di elaborare i pagamenti per i servizi resi nei Paesi vicini.
La Banca centrale europea (BCE) sta studiando la possibilità di introdurre una versione digitale dell’euro dalla seconda metà del 2021; la pubblicazione del rapporto è prevista per ottobre 2023.
La moneta digitale emessa da una banca centrale potrebbe essere utilizzata per i normali pagamenti peer-to-peer tra individui, come quelli effettuati per beni e servizi acquistati online o in un luogo fisico. Rehn ha spiegato i vantaggi della sperimentazione dell’euro digitale affermando:
“Un euro digitale offrirebbe ai cittadini un’opzione in più su come pagare e renderebbe più semplice farlo in un’economia sempre più digitale”. Questa affermazione è stata fatta in riferimento al fatto che l’euro digitale offrirebbe ai cittadini un’opzione in più su come pagare e renderebbe più semplice l’operazione.
Secondo la ricerca di Rehn, le criptovalute generate privatamente sono intrinsecamente instabili perché non hanno una base monetaria a sostenerle. Secondo Rehn, “la digitalizzazione sta rendendo i servizi finanziari più efficienti, ma allo stesso tempo li rende più vulnerabili agli attacchi informatici e ad altre forme di rischio informatico”.
Ha citato vulnerabilità come il riciclaggio di denaro, il crimine finanziario e altre attività illegali come giustificazione per i “mezzi di pagamento sicuri e legali nell’era digitale attraverso i CBDC”.
Per quanto riguarda le transazioni con l’estero, all’inizio del mese la Banca centrale europea (BCE) ha dichiarato di preferire le CBDC alle monete stabili e alle altre criptovalute.
La Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato un documento in cui critica le lunghe tempistiche di regolamento insite nelle reti come il Bitcoin. La BCE sostiene che le differenze di valore esistenti tra l’inizio e la fine di un trasferimento rendono il sistema inadatto a transazioni monetarie su larga scala.